Dentro, nella mia mente da bambino
Ed ho un mondo, dentro nella mente,
-nella mia mente da bambino-,
e devo combattere mostri,
e devo pescare i mesi da una bottiglia,
e liberare l’Ottobre.
Ed ho un altro bimbo, -dentro-
-nella mia mente da bambino-,
e devo sopportarlo, amarlo e poi odiarlo,
parlargli, e regalarmi.
Il sole s’appende al cielo,
come un disegno senza cerchi
ricco di giallo e di pastelli,
di colori a cera per le mani.
Apro la giacca sopra alle mie braccia,
e corro –volo-, e grido –sorrido-,
“Mamma, guarda, guido un aeroplano.”
Perché mi dicono che non son buono?
Ed io non li ascolto, io non li voglio,
io rubo –tanto- moscerini d’oro
e li metto in tasca,
o in un quaderno attento a chiuderlo
-subito- prima che volino via con i fogli.
Mamma, guarda salgo sui tavoli
-per raggiungere il cielo-,
e corro veloce, e ancora più veloce
-perché il vento mi vuole sfidare-,
mamma, guarda, parlo con i miei amici
immaginari -hanno tutti gli occhi viola-,
e non dico il mio nome e non voglio catene
-perché io reggo il sole-.
Giorgia Spurio


Significazione critica della poesia “Dentro, nella mia mente da bambino” di Giorgia Spurio
Il poetare scoppiettante della Spurio celebra il meraviglioso modo di essere al mondo del bambino, prima che la formazione identitaria sia completa ed “io” e “mondo” si separino coscientemente in due interi solidi, quando introiezione ed estroiezione dell’intorno è l’arte di un gioco e si vive della raggiante anonimia plurale, ancora senza la cornice dell’aspettativa sociale, che nomina e definisce, ancora della libertà creatrice d’infiniti sé e mondo.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti