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Critica in semiotica estetica dell’Opera “Entropia” di Nazzareno Fanella
I caleidoscopici microcosmi musivi di pietre marine del Fanella aggregano i lapidei relitti del naufragio archetipico all’inconscio, a creare un nuovo ordine figurale apparente dal caos. Eppure, ogni ordine costituito rinnova la prigionia nella forma, che è sempre mutilo frammento rigido, ad arrestare il divenire corrente all’essere: è un’emozione catturata in una disperata contrazione tonica, che segnica gela nella morsa dell’istante il movimento alla verità, nel nodo di un pensiero. Tuttavia, l’artista riapre riflettente l’opera all’alterità del fruitore, alla dialettica dell’identità alla differenza, perché sopraggiunga la nuova entropia necessaria all’infinita ricerca di sé, inarrestabile, fra inconscio e coscienza, da nuove mutevoli fusioni d’orizzonte.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti