Città eterna

Scivola eterna tra i muri di città,
la tua bellezza che nascondi al mondo,
resta una traccia chiara sullo sfondo
di un legame, stretto per affinità.
Resti da sola al centro della scena,
fuggendo appari, svanendo ritorni,
di là dal lato oscuro della luce,
il fascino riemerge dai contorni.
Appari e la visione rasserena
l’umore che all’indietro riproduce
l’incanto e la ragione riconduce
al solo limite da superare.
Il tentativo di dimenticare
rinnega il senso della fatalità.

Chiara Conti


Critica in semiotica estetica della Poesia “Città eterna” di Chiara Conti

Il battito metrico e musicale della parola della Conti è rituale che lega, indissolubilmente e con un vincolo di familiarità, al luogo d’origine, che da confinante si fa conforme, si fa corpo consustanziale di una coappartenenza, di una coabitazione, di una stessa intima armonia inconscia, che richiama grembale e che nega il distacco della coscienza dell’uomo, nunzio e vate di quella stessa voce fatale.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti