Nella stanza

Ritrovo me stesso
nell’aria rarefatta di una stanza,
tra equilibri perfetti
di luci filtrate e di silenzi.
Vivono ancora lì
i ricordi immutevoli,
in penombra,
tra gli scialli del vecchio ieratico armadio
e i profumi del legno.
Vivono
tra le cornici dei ritratti
sbilenche su pareti bianche,
nei cassetti che si aprivano sopra la mia testa.
Mi agito dentro al quadro metafisico
dei nessi oscuri,
tra contorni imprecisi,
in una vana ricerca
di arcane icone di un’età passata.
Pesano i retaggi
che imbrigliano la mente
e riaprono strade chiuse,
percorse e ripercorse.
Pesano
tra sospiri
in uno scenario vuoto.

Giuseppe Giacalone


Critica in semiotica estetica della Poesia “Nella stanza” di Giuseppe Giacalone

La parola rituale dello Giacalone presentifica l’assente provenienza avita, con venerante onoranza, a figurare le ieratiche fondamenta identitarie, introiettate per identificazione con ideali e valori dei luoghi di ascendenza. L’identificazione è la sostanza permanente che riempie il contenitore della personalità e grava di un progetto, di una direzione, che sono condizione stessa di riconoscimento e amore: è la dimensione immutabile di medesimezza, precipitato di identità che introietta direttamente il quadro dell’aspettativa esteriore. È questo un grave che solo la dialettica del sé e dell’altro da sé, dell’ipseità narrativa oltre la stanza, può sciogliere, per una diveniente storicità dell’essere.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti