Il salone del tempo

Nel mio insigne salone
alla cadenza del silenzio
decido di ballare un valzer
con il tuo capriccioso ricordo,
in mezzo a ragnatele sospese
che come rughe del tempo
delineano nell’aria
la mia astratta malinconia,
mentre il tuo nome percorre
gli scalini della mia memoria
e si affollano i ricordi
come invitati attorno a me,
tutto gira inesorabilmente
sul tappeto di polvere
della mia infinita solitudine,
momenti prestati
che non mi appartengono,
davanti ai miei vecchi mobili
che ammirano silenziosi
e ridono per non piangere
perché ho sempre pensato
che anche le cose hanno un’anima,
in questo tramonto della mia vita
in cui provo ancora a sentirti
fra voci già pronunciate.

Rony Rodolfo Rigacci


Critica in semiotica estetica della Poesia “Il salone del tempo” di Rony Rodolfo Rigacci

Profonda e rituale, la parola del Rigacci è vissuta propriamente nel ritmo, nel riconoscimento memoriale, nell’evento di ripetizione, che è invocazione di un ritorno. È il ritorno del silenzio della presenza, che abita la parola e la sorregge. L’uno è nel due, tuttavia sempre come due, poiché l’uno puro non è mai, non è più. Ogni momento nominale è così un momento secondo. Il presente è salone insigne che letteralmente porta in sé il segno, la vacua eco di ritorno impossibile, eppure vivido in sinestesia.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti