Profondo
Pasce la sera
sui vessi rami dei miei respiri
dove affondo,
diverso e stesso ancora.
D’altro e stesso vivere
trova dimora
un’inquieta pace in versi,
abissi di cielo
che la pelle respira.
Profumato giaciglio d’oblio,
sospiro e germoglio
di attimi ritrovati
tra le parole amanti
impigliati, tremano desio.
Volo l’attimo fragile
sulle punte di un sorriso,
echeggio di ombre scolpite,
dispiego pensieri al mare.
Nel vorticoso silenzio
piove il ricordo
livido, riverso nel petto,
di carta, mai muto.
Solca la notte ferma
l’assetato bacio del ritorno
muto di me, dell’esistere
questo mio, specchio,
perché nei tuoi occhi
il cielo non muoia.
Anna Maria Colanera
Critica in semiotica estetica della Poesia “Profondo” di Anna Maria Colanera
Profondante e omaggiante, la parola della Colanera è rituale abbraccio degli opposti, a cercare l’ipseità della medesimezza nel sempre nuovo racconto di sé alla natura, che nasce dall’originaria indistinzione. La poetessa cerca l’azione transitiva del verbo intransitivo, che abbraccia il soggetto all’oggetto, a riaprire in sinestesia al grido fremente del sentimento, per cantare salva, irriflessa, eterea, di una bellezza altra, di una bellezza eterna.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti