Vorrei ancor…
(Al diletto padre Adolfo)

Ti riconoscevo verso l’imbrunire,
quando l’eco dei tuoi passi
sulle scale, riempiva uno spazio
sempre vuoto.
Ti aspettavo vicino al focolare,
girando nella pentola di rame
farina d’oro,
profumata al rosmarino.
Cena frugal con i sapor dell’orto
e latte appena munto con il miele,
infin mele brunite dal calore.
Ti chiedevo poi storie misteriose:
prodi cavalieri in cerca di tesori,
draghi fumanti, folletti scombinati,
donzelle con elfi capricciosi
e al suon della diletta voce,
si coloravan d’azzurro grigie pareti,
il tempo per incanto si fermava.
Duri quegli anni come pietre
di un vecchio mulino abbandonato
ma sogni e speranze sempre in fiore
e non foglie d’autunno già volate.
E or che intorno più nessuna luce,
vorrei ancor…
mio padre e quella pace.

Carla Barlese


Critica in semiotica estetica della Poesia “Vorrei ancor…” di Carla Barlese

Melodica, la parola della Barlese trova nel senso, nel valore, del segno la pienezza essente, quasi a placare il desiderio in viva presenza nella sinestesia di suoni, di colori, di profumi e d’alchimie. E sospende il rimando inarrestabile del tempo e rifonde la differenza irriducibile dell’alterità, nel luogo paterno dell’infanzia.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti