L’orlo

Ma quanto prude
ottuso
nella cranica scatola
segregato il pensiero
il pensiero inespresso
il pensiero impotente
a scavare frugare
una matassa ostile
e di bandolo priva.
Ma quanto gira
e ronza
ed ali sbatte
grevi
mosca impazzita
contro il guscio duro
d’una prigione stretta
da cui lei ha timore di non uscire viva.
Si può con le parole
o soltanto si spera
dal ventre estorcere
quello che al pensiero
è sfuggito
ritroso?
Si riesce a scavare
e alla luce esporre
giocattoli quisquiglie
e pistole fumanti
l’ovvio
il banale
l’inverosimile?
Grande è la sorpresa
enorme lo sconcerto
per quello che trabocca
sull’orlo di quell’antro.

Edith Dzieduszycka


Critica in semiotica estetica della Poesia “L’orlo” di Edith Dzieduszycka

Con profonda e vivida forza teatrale, la parola della Dzieduszycka rappresenta la nascita dell’espressione. Il dire, prigioniero, imbrogliato, umiliato, sminuito, denaturato, irriso e temuto morto, è tanto sorpresa di nascita quanto sconcerto di perdita sull’orlo della bocca e, nella sua qualità intima, esondantemente necessario.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti