Il pastore di desideri

Da giovane feci il pastore di desideri.
Nel freddo manto mi coglievano
lo sguardo i mattini
per poi fuggire ad inseguirli
disperato.
Cercai il vello d’oro.
Trovai un gregge sconsacrato.
Mi coricai accanto
mentre i venti dissolvevano tramonti
dagli echi dorati.
Da giovane avrei voluto disegnare
sui massi nell’erba infossati
le nubi ad inseguire
i miei pensieri
che fui mai capace di domare.
Giorni innumeri a rincorrerli,
notti a cedere,
le loro ombre riedere
e i miei occhi a fissare
luminosi itinerari
fatti di polvere di vita.

Da giovane feci il pastore di speranze.
Il tirso nella mano destra
contava i miei passi e abbozzava sul sentiero
le distanze.
La somma in fine fu esatta –
immensi numeri e smisurate solitudini.

Marian Ciprian Zisu


Critica in semiotica estetica della Poesia “Il pastore di desideri” di Marian Ciprian Zisu

La parola in chiasmo del Ciprian Zisu è la ricerca dell’intreccio del senziente al sentito, ove la natura, il sentito stesso, si fa senziente e coglie la meraviglia dell’uomo. Questi è agito e mai padrone pieno del suo agire, a guidare un gregge irrealizzabile di desideri, in movimento ad eco e mancante, a cui è negato l’oggetto d’eternità.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti