Critica in semiotica estetica dell’Opera “Alba in pian grande” di Pietro Cavalosci

Alba e nebbia si confondono sulla pellicola del Cavalosci, poiché all’uomo la coscienza e il suo rinvio sono la medesima cosa. La rappresentazione della nebbia è segno significante, parola, nella sua costitutiva impossibilità della visione oggettuale. L’unica verità umana possibile ha valore di bellezza, in una presenza dell’assenza. L’uomo, fra nigredo e albedo, è al viola della latenza e all’onda della ripetizione. Più ancora si raggiunge qualcosa quando non la si ha più, perché la si può essere, in sinestesia, per umana verità in errore.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti