Attesa sul lago
Ho amato la ginestra,
sole nascente sull’umido del lago,
e quel cavallo brado
che lento pascolava sulla cresta
vicino al casolare.
Ho vagato tra i rami del salice,
ciglia dell’occhio d’acqua della terra,
a scoprir la ruga di un rivo,
lacrima in fuga dalla struggente pace
che in un perfetto calice è racchiusa.
E ho visto la quercia secolare
protendere le braccia
– le sole che conoscono il passaggio
sullo specchio incantato –
a trattenere il raggio
che, ultimo, abbandona la partita
di un sopraffatto giorno…
… Fonde il silenzio i volti delle sponde,
il buio è pietra calata sul respiro delle foglie,
e toglie ogni profilo al tuo orizzonte.
Ma l’attesa, ascolta bene, trova voce
nell’accorata e quieta cantilena
di quello storno che racconta al noce
la rinnovata pena di quell’ora…
quando una triste sorte ruba l’ombra
alla bellezza, e poi la sparge intorno!
Maria Carmela Mugnano


Significazione critica della poesia “Attesa sul lago” di Maria Carmela Mugnano
La parola, lenta e rimata, della Mugnano si abbandona allo sponsale degli opposti, di inconscio e di coscienza, e sospinge alla nostalgia del contenimento primario, paradiso perduto, ove ogni suono abbracciava, irriflessa, la sua risposta in eco consonante. Figura l’uomo come sponda del transito, che si smarriva, al silenzio dell’inconscio, nel bacio alla differenza ed è il presente per la poetessa costante attesa, voce in canto, che invochi la cura dell’insanabile ferita, alla nascita, fra l’apparenza e la sua ombra, perduta nelle cose.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti