Viaggi
Calpestai giorni e anni
di corse controvento
cercando cieli più chiari
tra le coscienze corrose
di vecchie comari aduse
a ruminare sogni strozzati.
Fuggirono serpi
tra i sassi del mio andare
ma piansero anche fiori
schiacciati dalle mie scarpe di fango.
Nelle mie partenze senz’abbracci
vidi treni imbarcare
e scaricare volti e storie,
sorrisi e tragedie
che non smettono di lottare
fuori e dentro di me.
Domani
non avrò abbastanza giorni
né orme sotto i miei piedi.
Canterò memorie e piangerò ricordi
tra le assenze ammassate dagli anni
ma cercherò ancora
ragioni per volare
a cavallo di rondini di carta,
mai incerto se restare o partire.
Viviamo per dire addio,
una volta ancora.
Francesco Palermo


Critica in semiotica estetica della Poesia “Viaggi” di Francesco Palermo
La parola mordace e libera del Palermo afferra la condizione temporale dell’umano e la costituzione segnica di mancanza, in tensione transitante all’oggetto di conoscenza, mai raggiungibile. La sostanza è desiderio stesso d’illusione di una verità in errore, della finzione trascendentale del linguaggio, che è viaggio che non conosce la stasi della certezza, di una destinazione. Unica realtà umana è migrazione di parola di un essere a distanza.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti