Quel silenzio

Mi porto addosso
il tempo lento di quelle parole
che muoiono dentro
e quel silenzio ovunque è compagno
del respiro che si affanna.
Ho attraversato i giorni della rosa
troppo presto sfioriti
e, fitti a celare la vista,
solo rovi all’orizzonte.
Al di là di quegli ispidi rami
ho gettato gli occhi illesi
dal graffio delle spine.
Di albe e tramonti
ho incendiato le pupille
che, come tizzoni di brace,
sono rimaste ad ardere su altari
dove era d’obbligo immolare agnelli.
Ora, di quei fuochi, ben poco resta
se non un po’ di fumo
che non schiara e, tra le ciglia,
lo sguardo offusca.
Neanche la notte,
che l’arte di Aracne mi dona
per tessere dei sogni
la fragile tela
appesa alle rovine dei miei anni,
quella nebbia dirada.
Ed è già ieri l’oggi
dove mi aggiro con fare di gazza,
cercando, del sole,
il suo alfabeto di luce.

Loretta Stefoni


Critica in semiotica estetica della Poesia “Quel silenzio” di Loretta Stefoni

Naturale ed elettivo, il verso della Stefoni raccoglie tutto il valore indicale della parola al silenzio, mai scisso dalla temporalità, a cercare il ritmo lento, il punto arrendevole del tempo, per trafugare, nel simbolismo delle immagini naturali, una soglia di verità nel divenire corrente. È il rituale che supera lo sguardo, mai chiuso all’orizzonte di una definizione del sapere, rivolto alla conflagrante sinestesia dei sensi, all’oltre di sé, a rubare frammenti preziosi di nuove prospettive.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti