Cordigliere d’effimero

In montagne fantastiche condensa
l’aria di lei sognando
e cordigliere
d’effimero sul mare concatena –
il mare che il suo sguardo
in profondità di verde ha impressionato

il sole che nascondono le vena

preludono gli spasmi dell’attesa
al deflagrare [esplodono in bagliori,
le nubi – vaporizzano

la luce le scancella che disegna
le immagini del giorno e ne compatta
per lo stato di veglia le presenze

per darsi a lei in omaggio ora competono

tumultuano s’accalcano spintonano
fanno ressa cercano agli atri
degli incanti – agli occhi suoi – accesso

(ne ha la magia degli occhi suoi al diamante
i muri a vetri eretto;
durezza e trasparenze
ne affilano il nitore;

cominciano – è per schiudersi? – a rifulgerne
i portoni) (banchetto
balli recite giochi
e musiche in programma:
la festa è di sponsale)

-<<entrarvi ad esser viste
a assumervi un rigore
di forma – un compimento.>>-]

a me così suo tramite
la verità d’amore l’io rigonfio
di vacuità di velleità sconquassi

e tragga dall’involucro a brandelli
il nocciolo dell’uomo:
l’essere indegno d’essere
agli angeli modello

Joseph Barnato


Critica in semiotica estetica della Poesia “Cordigliere d’effimero” di Joseph Barnato

La parola rapida, serica e fugace del Barnato corre nel transito di un’umana impermanenza, ad essere-per-un-giorno il prezioso legame dell’ineffabile, effemeride incarnata del sentimento. Gli occhi della donna amata sono grembo del mare e diamante al contempo, a gestare al risveglio una nuova cosmogonia nella congiunzione degli opposti, di inconscio e di coscienza, a rendere “tramite” l’uomo, letteralmente sentiero e ponte dell’oltre e, tuttavia, indegno di uno status ontologico angelico, nell’esser messaggero di divina volontà.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti