Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il rumore del silenzio…” di Enzo Crispino

L’atto fotografico del Crispino è impressione epidermica, letteralmente arriva la pelle con la sabbia e distende all’orizzonte marino inconoscibile. È sempre seconda la dimensione dell’umano, rumore di un silenzio, movimento di una stasi, ritmo del ricordo nel riaccordo, nel riconoscimento di un’origine: è il lancio lineare e segnico che arresta nel confine della coscienza. Tuttavia, è la sinestesia dei sensi a sollevare sopra l’orizzonte e oltre lo schermo nemboso e tonante dell’errore nel barbaglio, al balbettio della caduta di voce, al varco di presenza e di silenzio, ierogamia del visibile all’invisibile, della finitudine infinitizzazione.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti