Adesso tutto è buio

Lascia che i petali della luna
brucino le fragranze della terra
che la brezza distratta dai prilli degli uccelli
ci ricordi quel lembo d’amore
che rese confusi i lunghi giorni dell’estate
Forse mi legherò per sempre a questo cielo
avvolgerò nei rami delle querce
quei tagli che mi folgorarono
e avvertirò quel brivido che separò dal cuore
la follia di ritrovarmi
Adesso tutto è buio
come quel docile lampo che sale agli occhi e poi scompare
Se ombre cadranno sui tetti storditi dagli uragani
non sarà più il vuoto della tua voce a rattristarmi
Così vedrò ingiallire il melograno
i semi volare a nutrire campi di frumento
e attutire quegli strappi offuscati dalle parole
Ed infine se il clima turberà gli umori
sarò acqua piovana che scivola dalle tempie e nulla più ascolterò
Quelle effigi che separammo dal chiarore del primo gemito
e che si persero tra i vicoli
forse torneranno a cercare di nuovo altri sogni
Ma se l’albeggiare fuggirà dove si ferma il vento
là si scioglierà l’iride a tentare altri colori
Allora pregherò di non essere dimenticato in questo luogo
che mi rammenta lo strazio di quel vento
Con il segno della croce
guarderò incredulo il passo dei colombacci
e i girasoli che si frastornano al sole
Ora non c’è più olezzo di mela cotogna
nelle strade della mia infanzia
Ogni cosa si è avvizzita
ed io resto con un filo d’erba tra le dita
sperando che germogli un fiore

Giannicola Ceccarossi


Critica in semiotica estetica della Poesia “Adesso tutto è buio” di Giannicola Ceccarossi

Saggia e trasmutante, la parola del Ceccarossi cerca le tenebre del buio al luogo dell’indistinzione, che comprende ogni cosa e che ricuce ogni iato d’assenza, poiché solo questo è il principio della via iniziatica del ritrovarsi al continuum con l’alterità. L’uomo è lembo d’amore, letteralmente l’orlo, il margine estremo della coscienza al vento immemoriale di un’anima unica. Il poeta scioglie il tempo nell’uroborico labirinto delle venature dell’albero, a distillare la materia in rugiada, a tentare i colori alchemici, avendo ombra da ardere, la terra di un fiore assoluto, atteso e disatteso sullo stelo delle parole.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti