Forse saprei ancora amare

L’azzurro saetta
su rocce già chiare
Cadono ulivi a mare
ch’è olio e li aspetta

Ch’è olio e mi unge
in cresima d’amore
La pena più non punge
e cedo agli occhi il cuore

Cedo energia di pianto
al cielo che si siede
sull’acqua e non s’avvede
dell’umido suo manto

Eco di calme onde
umido scorre il pensiero
I sensi mi confonde
annego nel sentiero

odoroso di pini
In coppe di vento vini
m’offre lo spazio blu
Ecco ci sei anche tu!

Penzoli dal ramo storto
che prega ed anela al mare
Dunque non eri morto!
Forse saprei ancora amare…

Gabriella Cantoni


Critica in semiotica estetica della Poesia “Forse saprei ancora amare” di Gabriella Cantoni

Rimata e ritornante, la parola della Cantoni è rituale profondo, che giunge gli opposti di morte e di rinascita, di catarsi dell’emozione in pensiero sacrale, al crisma aureo che rinsalda l’umano al divino, nella sintesi armonica delle forze elementari. Dalla vita diretta e fremente si sublima la vita riflessa e trasmutata nell’amore, dal kantiano legno storto è l’uomo che sceglie della necessità la sua propria libertà.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti