Più a sud

Non c’è un più a sud di quest’autunno
vortica foglie il vento
balena nell’aria il gelo di un dio perso
ma la gemma è inscritta, murato è il sangue
il punto a capo non si schioda dall’anima.
Da qualche parte anche il mare finisce.
I sentieri battuti non ti porteranno all’Oceano.
Intanto passa senza voltarsi l’uroboro
portando con sé la sua fine, il suo segreto.
L’io non si pentì di sé, del suo capriccio.
Voleva la quinta stagione, il tempo lungo.
Ma aveva lo zenit alle spalle
e in tasca il grigio di un cielo qualunque.
Per ultime cedettero di schianto le parole.
Solo il quarto di luna restò appeso alla notte.
Come un amante,
ancora aspetta la parola non detta.

Girolamo Cangemi


Critica in semiotica estetica della Poesia “Più a sud” di Girolamo Cangemi

Simbolica ed immaginante, la parola del Cangemi scuote e volge la finitudine umana al tramonto delle certezze, al di là della coscienza, alla terra, alla sintesi al silenzio, alla notte, all’abbraccio d’indistinzione ineffabile alla natura. È un descensus al bacino oceanico, alla potenza rigeneratrice del tutto. È un tempo estremo e istantaneo, a densità infinita, a concentrare ogni tempo verbale, a riavvolgere ogni proiezione logica e sequenziale, assolto all’amore che rifonde.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti