Quel cinereo respiro
(Talebani a Kabul: una donna racconta…)

Come un vento di bufera
a soffiare via gli anni
…l’inatteso ritorno
e l’inferno all’improvviso.
Di nuovo ancora quell’antico veto
greve nel farsi tela di sipario
per scendere
sulla femminea pelle.
E solo un’esigua fessura
quell’unico spiraglio
offerto alle pupille
ora che l’alba
è voce di tempesta
e l’ora spina di rovo
che la cornea graffia.
Si resta al chiuso
temendo le ombre
che s’immillano sui muri,
mentre il giorno
si chiude addosso
e sul collo già fiata la notte
che al sole abbacinante
lascia solo sussurri e bisbigli.
È il tempo dell’ira delle pietre
e del chiasso di bastoni e di fruste
per teste da chinare
e schiene da piegare.
Fumiga l’orizzonte,
mentre troppi sogni bruciano
e s’empie la bocca
solo di quel cinereo respiro.

Loretta Stefoni


Critica in semiotica estetica della Poesia “Quel cinereo respiro” di Loretta Stefoni

Vivida, la parola in sinestesia della Stefoni inscena e getta i sensi del lettore allo stato di negazione, che l’identità arrogante impone all’alterità in un mendace e atroce tentativo di affermazione impossibile e autoannientante per definizione. La poetessa si conduole di un tempo che divora: nel nichilismo è caduto il senso per rinuncia alla verità. La scissione, la disarmonia dell’uomo all’uomo e al mondo è la cenere dell’anima universale, l’amara speranza di un nuovo principio.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti