Milano, Binario 21

Molte patrie ed una Promessa Terra
sulla rotta profetica d’un mare in secca
che aprì il varco al condiviso anelito
d’esiliata genìa in schiavitù.
Poi nell’indifferenza
tornò la notte del deflagrante magma,
d’esasperata follia fattasi legge.
Smembrate le costellazioni ignare
per infinite gelide rotaie oltre
i confini di indurite lande.
Dilatata angoscia nel silenzio greve
scandìto da sobbalzi e prolungato
stridere d’acciai, in laidi convogli
di stelle gialle stivate per l’ignoto.
Incessante furor d’aspri latrati,
rabbia d’invasate maschere in orbace
assimilate ad aliene fiere nell’arena.

Sfinita nudità di tremebonde foglie
prossime a cadere nel tempo teso
tra preghiera e morte,
tra fronti d’onde di un antico male.
Fantasmi resi alle cineree nuvole
da sinistro camino erto nel campo
come chiodo nel confisso cielo.
Nembi di dissacrata libertà,
quante deposte lacrime di piombo
ci vollero prima di affidare
le reliquie al vento, finché durò
il crepuscolo degli uncinati demoni,
lenta si levò l’esule malinconia
ininterrotto incedere di provato coro,
adagio di sommesse voci erranti
alle pie volte delle falbe stelle.

Oltre le porte dell’antico sogno,
il buio del firmamento non ha spazi
per le promesse zolle custodi dei sepolcri.
Sale al cristallino empireo il dolore dei giusti,
consacrata luce, eterna verità della memoria.

Giuseppe Bianco


Critica in semiotica estetica della Poesia “Milano, Binario 21” di Giuseppe Bianco

Cordogliosa in sinestesia di presenza diretta, la parola del Bianco inscena forme simboliche, nell’incommensurabile sforzo di contenere sensorialmente e ineffabilmente un dolore reiterato dalla storia, che non trova la catarsi di un senso, poiché l’identità che estroietta la differenza a conferma della medesimezza è identità suicida. Così l’uomo reitera un sacrificio insepolto, a immediata redenzione, da plumbea sofferenza alla citrinitas di stelle fra le stelle, di morte arsa e distillata all’armonia del cielo, per l’eternità di vita della memoria trasmutata in essenza divina.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti