Critica in semiotica estetica dell’Opera “Andirivieni” di Cristiano Quagliozzi
Fra l’andare della coscienza e il ritorno dell’inconscio, gli oli onirici del Quagliozzi sono la visione immaginaria delle forze, che muovono l’uomo fra esistere ed essere. La sedia ha la valenza della maschera, della funzione fenomenica del mettersi in scena, la sedia è la lettera “A” del luogo alfabetico, del ruolo di assegnazione di un’identità sociale. È questa la dimensione ritualmente distrutta dal rimosso che ritorna, dal principio di piacere, per lo smarrimento della forma cosciente, per il superamento dell’apparenza. L’essere, oltre la norma sociale, è ricondotto all’essenza istintuale, alla magmatica apertura, che soggiace a ciò che è brevemente elevato in luce. L’apparenza è sottoposta alla provocazione paradossale dell’artista, a rimettere in discussione le effimere vittorie dei punti di vista.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti