Dimmi…

Dimmi dove custodisci le ombre
e i misteri e lì depositerò i miei.
Dimmi dove nascondi la polvere
e i silenzi e lì imprigionerò le mie
ragnatele.
Dimmelo nell’orecchio e lì andrò,
quando nascerà l’alba o quando
il sole si perderà dietro le montagne,
senza lanterne, senza bussole,
né mappe.
Seguirò il vecchio sentiero,
rimasto impresso dentro la mia
mente, tornato tante volte nei
miei sogni, e arriverò là dove
custodisci i tuoi dolori e i miei
ricordi, le tue paure e i miei
turbamenti.
Dimmi, però, se è giusto ancora
cercarti e accorrere là dove
sotterri ferite e delusioni e dove
versi solitudine e mancanze,
sul limitare estremo di attoniti
risvegli, sapendo la speranza e
l’abbandono.
Dimmelo! E io arriverò da sola,
senza bagagli, le mani colme solo
d’emozioni, per questa poca fede
che sostiene i battiti del cuore e
questo impallidire nel mistero,
viandante ignara dell’eternità.

Farò della tua angoscia la mia
risacca e sarà nulla il battere
dell’ora. Io sarò ramo per le tue
ferite; tu verde foglia libera
nel vento.

Emilia Fragomeni


Critica in semiotica estetica della Poesia “Dimmi…” di Emilia Fragomeni

Amante e consapevole, la parola della Fragomeni racconta del doloroso ruolo materno della donna nel rapporto di coppia, che troppo sovente l’uomo assegna per proiezione edipica. È una funzione maieutica e terapeutica, di elaborazione cosciente di contenuti inconsci e irrisolti, che è un valore offerto di ascolto, di accoglienza, di dedizione e di cura, senza mutuale riconoscimento, senza corrisposta gratitudine.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti