Smettere di aspettarti…
Ed io lì… col naso all’insù,
qual furto di stelle, giammai
a svanir con loro.
Nel mio tempo c’è il profumo
del miele amato, come gocce
di luci di anima cadente… anch’essa
pregna a cercar la sua.
Quanti anni di ritardi, dentro quella
musica di colori, loro ad avvitarsi
e sprigionare carezze di un cuore
errante.
Ed io lì… ridipingo ogni volta il mio
silenzio, ascoltato nelle folate di una
memoria.
Mi manca quell’immensità di non aver
amato in fretta… come loro, ma nella
fragilità dei miei perché… memorie.
Così… lasciarsi andare alle stelle e parlare
con loro dei miei ricordi.
Eh sì, con loro nel buio della notte… cadendo
senza far rumore, ascoltano l’assaggio ingenuo
di una mente umana, anch’essa caduta nella
riflessione delle cose.
Ridipingo quell’incanto… al di là del cielo
stellato, anche Ulisse seppe amare da solo, nelle
gonfie vele dei suoi approdi… magia.
Vorrei anch’io sorseggiare questo sonno di milioni
di stelle, come farfalle a moltiplicarsi in quello
sciame delle Perseidi… sembrano fiori svogliati
di profumare ancora.
Smettere di aspettarti… forse, nelle palpebre
arrugginite di un rimpianto.
Gianni Terminiello
Critica in semiotica estetica della Poesia “Smettere di aspettarti…” di Gianni Terminiello
Romantica, la parola del Terminiello esprime l’amore sublimato del rimando, dell’attesa volta ad un oggetto d’amore che è già ricordo e il rimpianto per il piacere fremente perduto. Il luogo dell’amore del poeta congiunge e risolve, è grembo della perpetuazione che trasmuta la materia grezza del sentire nell’aurea e melata quintessenza, nel desiderio, nel senso delle relazioni.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti