Caro amato perduto amore

Caro amato perduto amore, come in un gioco
a me straniero aprivi le porte della città regina
incantesimo e polvere di secoli.
Fiori dal profumo d’oriente nei giardini negletti,
aroma di spezie, minareti a indicare il cielo,
colori prodigiosi di cupole sospese e il mistero
che non muore nel silenzio e nell’oblio.
Noi, confusi tra la folla soltanto noi,
e nella rete velata del mattino
trovavi la mia mano come per gioco.
Negli occhi di vento irriverente una follia,
lo stesso fremito ci disse della vita,
labbra su labbra vedemmo insieme farsi notte
ascoltando la stessa melodia.

Acqua tra le dita, la giovinezza s’è smarrita,
e in un paese diverso, troppo grigio,
questo debole vento della sera
disfa pigri gomitoli di nebbia
nella torbida luce d’un lampione.
Qui rose non fioriscono d’inverno
e accade che all’eco dei miei passi
risponda l’incanto del tuo nome,
ancora viva Bisanzio nella sua luce azzurra
e l’emozione d’un giorno labbra su labbra,
la mia mano a cercar la tua, come per gioco.

Giulio Bernini


Critica in semiotica estetica della Poesia “Caro amato perduto amore” di Giulio Bernini

Con potenza transizionale, la parola del Bernini ricorda la dimensione del gioco, come lo spazio franco che apre la libertà del luogo indistinto fra l’io e il tu. Il poeta afferra nell’amore l’attimo fremente che rovescia, che rifonde le dicotomie e che annotta il pensiero. Nel tempo, i passi delle parole si fanno eco infinita di un oggetto d’amore e ancora speranza di un gioco d’infinito.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti