Quel che si lascia

Per prati e boschi frondosi,
nei campi di grano dorato,
tra filari di uva matura
vo ricercando il tuo sorriso.

Sulla spiaggia deserta,
ove anche il mare si frange,
cammino innanzi a piedi nudi
e le mie lacrime si mischiano
nel vento agli spruzzi di sale
quando ricordo il tuo abbraccio
– dolce morsa d’illusione,
fiducia in giorni lieti futuri
nei quali il bene vinceva
il male del presente. –
Ah, memoria di fiamma!
…e mi par ancor d’udire
nel mormorio dell’onde
la tua voce turbata
nel darmi l’ultimo addio
– pietà di me,
di me che sopravvissi
a quell’istante. –
Io vado, grave di cotanto,
e sulla sabbia cammino,
ma pur l’orme che lascio dietro me
son inghiottite dal mare.

Massimiliano Contu


Critica in semiotica estetica della Poesia “Quel che si lascia” di Massimiliano Contu

Triste, la parola del Contu chiede alla natura di rompere il silenzio chiuso e intatto dell’assenza del destinatario d’amore in un sorriso e affida all’abbraccio delle acque, erotto il proprio pianto al pianto del mare. La catarsi universale, per sublimazione, rifonde e reintegra il dolore, pur non lava via l’oggetto con le orme della memoria.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti