Kamaloka
partiremo lontani
quando vicino
sarà il giorno
muti
nel sogno
che ha scordato
le notti
nello sguardo di chi
saremo allora gocce
Stefano Zangheri


 Significazione critica della poesia “Kamaloka” di Stefano Zangheri
La parola distillata dello Zangheri è intaglio di preziosi universali a serbare, a perpetuare vita, oltre la dipartita dall’incertezza della forma, alla metamorfosi di sé nella commozione dell’altro. Il parlante non possiede la verità, eppure la verità è fra le parole, al silenzio donato, al possibile ancora, al luogo di eccedenza dell’umano, nel gadameriano “andando in certo modo al di là di noi stessi”: è ciò che parla con voce inestinguibile e ciò che è capace di acquisire un presente sempre nuovo. L’ufficio dell’arte poetica è “halten der Nähe”, mantenere la vicinanza, dar corpo, sostanza allo scorrere, alla caducità: l’attestazione della verità ontica del nostro esserci. Il viaggio ermeneutico del poeta è all’eterno, alla “fusione degli orizzonti” dello sguardo.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti