Dove le strade sono d’acqua
Dove le strade sono d’acqua
e le isole di cristallo e le barche
beccheggiano
nel cielo di nuvole nuove
e il suono del pantam s’alza leggero,
ora che il vento disperde
i pensieri tremanti
di gabbiano ferito e solo,
le voci della sera
sommesse come preghiere di madre
lentamente avvolgono
le reti del pescatore.
Mani ruvide e forti
annodano funi,
gesti vecchi e stanchi,
poi smaniose rincorrono
palpiti mai sopiti
attraversano ponti di pietra
e volano veloci su lenzuola rosse appese
ai capricciosi fili della memoria
per approdare a lei
che aspetta
davanti alla porta socchiusa
mentre l’ultima luce
impercettibile
le accarezza i capelli sciolti
ancora una volta.
Sandro Montanari


Critica in semiotica estetica della Poesia “Dove le strade sono d’acqua” di Sandro Montanari
Lenta, dondolante e ritornante, la parola del Montanari chiama la rêverie immaginante, che riporti indietro e sciolga la solidità razionale, la paura, il dolore e la solitudine della coscienza di fronte al principio di realtà, attraverso il compiacimento contenitivo grembale all’elemento acqueo, fino al principio di piacere dell’inconscio, di cui si fa poeta, pescatore di ricchezze, a declinare ancora navigante l’attesa dell’approdo alla terraferma, nella sinestesia ondosa della continuità infinita, indugiando archetipicamente e sincreticamente dal grembo marino, al grembo metafisico, al grembo femminile.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti