Rumore della terra
Nel silenzio
che ci avvolge
in una notte di semiluna
l’intrasentire quel rumore
accoglie le nostre ore
nel regno dell’insonnia.
Cosa è mai?
Sarà forse quel bisarcavolo
sfuggito ai libri di storia,
musicante dell’ora sfuggente!
È il coltro del tempo
che seziona
in dolorose zolle
i nostri sogni.
Accorre in aiuto il versoio:
ne rimescola
ardori e speranze.
Tutto tace.
Ci è dato udire il nulla
fruscio atavico
strascinato a fatica
che pulsa
imperterrito
nelle auricole.
È il fruscio
silente
della Terra che ruota
infaticabile
innanzi all’umanità.
È speranza globale.
Sabrina Vanini


Critica in semiotica estetica della Poesia “Rumore della terra” di Sabrina Vanini
Con ironica verticalità, la parola della Vanini scandaglia le forme del tempo: quella lineare al taglio doloroso di lama del coltro per l’aratura a ferita e quella circolare all’orecchio del versoio, che rovescia e ascolta e risana la terra, per il seme del senso. La poetessa trova nel rumore rotazionale della terra la memoria immemoriale e archetipica del supporto d’eternità della vita corrente. La vita umana è allora l’insonne e travagliato trascorrere della vita eterna nel corpo, perché la vita eterna non accade, se non nella speranza della figura.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti