Portami con Te, vento!
Vento, spazzami via!
Svelami i meandri
dove trova rifugio
la tua anima inquieta.
Sorvoliamo gli oceani, godendo
delle crespe onde che irridono
alla piatta calma dei saggi.
Portami con Te, vento!
Nel labirinto dolce
che disegni nel cielo,
disperderò l’uragano rauco
della mia coscienza.
Fa di me una foglia
strappata all’inerzia.
Rapiscimi, vento!
Saremo il vortice e l’oblio…
Io rinnego (mi credi?)
l’ottusa umana resilienza,
la tragica voluttà del sole
e più non temo
il ramo spezzato del tempo.
Antonio Albanese


Critica in semiotica estetica della Poesia “Portami con Te, vento!” di Antonio Albanese
Vocativa e iniziatica, la parola dell’Albanese si alimenta del soffio aereo, che disperde e vanisce la voce e le certezze della coscienza, per ritrovare l’origine al suono selvaggio del vento, all’emersione degli impulsi, alla perdita del principio individuationis per la partecipazione alla natura. In un vissuto erotico, anonimo e plurale il poeta rinuncia a ‘resilīre’, letteralmente sceglie di non resistere alla rottura della norma identitaria e sociale e della inerziale continuità pregiudiziale della medesimezza, per riconoscere, per riconoscersi.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti