“Speranza”
Albeggia nel mio essere,
luce nova.
La vedo,
splende immensa e vanitosa
dinnanzi a me.
Bisbiglia l’impesato,
e lo straordinario sulla mia pelle.
Riscalda l’anima,
ed io mi espando.
Irradio l’infinito e lo smisurato.
Sono sole.
Splendo vita.
È il bacio di trasalimento,
tra me e luce,
fonte di desiderio
e speranza.
Veronica Borraccino


Significazione critica della poesia “Speranza” di Veronica Borraccino
Sinestesicamente un cielo è l’essere di Veronica Borraccino, che si dipinge della ritmica danzante d’ombra e di luce, una fenomenologia in continuo stupore. E sempre “nova” è la luce, che mai in egual forma ritorna all’occhio-coscienza da una pelle ineffabile di cielo, carezza di suoni aerei e senza il peso di un logico confine definitorio, del solo corpo della meraviglia. È estasi della perdita della finitudine di sé, nell’atto creativo, da una congiunzione degli opposti nell’essere, esondanza transitiva di uno “splendo vita”: la dinamica emozionale della Borraccino sa rompere per un attimo ogni impossibilità sintattica e sostanziale di raggiungimento, per un nuovo esistere della stessa verità. Il cammino veritativo è sempre ancora “fonte di desiderio”, come la umanissima e paradossale fonte di una sete perpetua, che figura la condizione umana dinanzi l’oggetto d’amore come meramente, ma eternamente sperante.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti