Critica in semiotica estetica dell’Opera “Arlecchinata” di Marzia Giacobbe

L’apparenza in festa delle delicate e caduche campiture cromatiche della Giacobbe è rituale annuale della forza irrisoria e collettiva del carnevale, a rovesciare le regole e i ruoli identitari. Arlecchino è irriverenza e derisione del potere della coscienza, creatura liminale fra natura e cultura, vive della complementarità di dionisiaco ed apollineo e partecipa dell’aspetto ctonio e sacrificale, che attraversa il potere germinativo e primaverile della nuova forma di vita. È una Venere lucifera: simbolo della solarità declinante e risorgente, che folle abita la zona franca fra gli opposti della morte e della vita, per rigenerare il tempo, per una nuova manifestante ipostasi a morire.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti