Fummo le occasioni di Novembre
Credo d’aver nascosto i tuoi sguardi
nella luce
del tempo che si ferma,
in un restauro silenzioso di dolore.
A nulla è valso il ricordo,
durato meno di un tramonto, appena l’autunno.
E poi, la mente,
mi ha strappato via il pensiero.
Eravamo l’ultima piuma del vento
in un cielo di pioggia.
Siamo andati altrove, volando
dove la terra non si arrende alle stagioni.
Ti cerco
in un treno che mi aspetta.
Ora,
la valigia pesa del nostro addio.
Ti conservo, qui
nel suono di una parola
che non ho mai scritto
– amandoti
nella mia voce.
Vincenzo Mancinelli


Critica in semiotica estetica della Poesia “Fummo le occasioni di Novembre” di Vincenzo Mancinelli
La parola libera, elementare, aerea del Mancinelli rincorre sostanzialmente il trascorrere umano nella voce del vento e nella fragilità della parola, foglia autunnale, occorrenza del caso che spira ad un altrove d’essere, di senso e di eternità in assenza, trapassando fatalmente la sua forma effimera e transitoria. Unica via al poeta per trattenere, in un istante eterno ancora, la condanna al divenire tramontante del luogo trascendentale della scrittura, è il luogo franco dell’oralità, che serba tutta l’emozione senziente e amante della vita.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti