E come il vento…
Lieve vorrei sfiorare il tuo viso e come il vento accarezza il grano,
lenire ogni tua ferita.
Sogno d’esser io la cura ad ogni tuo dolore e come il vento,
forte da soffiar via ogni timore.
Madre, stai pagando colpe altrui, incapace io d’esser quello che tu speravi,
e come il vento,
talvolta freddo, talvolta caldo con l’animo tuo.
La natura mia è l’arduo scoglio da superare, la contrarietà che ci divide,
e come il vento col frangiflutti,
vorrei sopraffare essa per giungere a te, seppur fioco.
Tendo la mano a cercare la tua e come il vento ravviva il fuoco,
provo a riaccendere in te, il sorriso che troppe volte ho spento.
Ho cuore d’oro e animo nobile io, mal celati da uno sguardo fragile e cruento,
quanto una foglia e come il vento.
Madre, vorrei saperti amare, lo dico, non mi pento.
Sei la pioggia e innanzi a te,
come il vento, stento.
Stefano Maraviglia


Critica in Semiotica Estetica della Poesia “E come il vento”
di Stefano Maraviglia
Sospinta eco ritornante, come raffica espressa dal vento, la parola del Maraviglia è sollevata dall’istinto di libertà, ma mossa dalla forza del bisogno d’amore e insieme dalla ritrovata delicatezza, che accarezza il desiderio del riconoscimento materno. La dimensione aerea, incessante e continua, è configurazione sublimante la divergenza delle differenze, che rifonde la volontà propria e l’aspettativa nella possibilità diveniente della speranza e nel paradigma della promessa: è permanenza nel cambiamento il racconto dell’amore.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti