Il sorriso dei ragazzi innamorati
Al primo spiraglio d’azzurro
tra nuvole sfrangiate dal vento incostante
irrompe nuovo il sole nitido di marzo.
Così splende e rinasce – unicamente loro –
il sorriso dei ragazzi innamorati,
pulviscolo solare fra le labbra
tra un bacio e l’altro
nell’ora in cui si attende la luna
sul lenzuolo chiaro del silenzio.
Risuonano gaie risa per un grido
fuggitivo oltre la soglia del cuore
nell’incendio di un respiro condiviso.
Ombra celere di un volo è il tempo,
crescono in fretta i ragazzi
e a volte il canto di una donna mentre annotta
somiglia all’addio di un’età perduta.
Si ridesta il vento nelle valli,
si spezza come un giocattolo
nelle mani dei bambini,
già incrina il vetro dell’azzurro.
Al confine di luce e ombra
sulla ruota delle costellazioni
è il crepuscolo la mia unica stagione
che dall’alba cade senza posa
come neve fitta,
e io più non so cosa il marzo è stato,
cosa il cielo nella luce di un sorriso.
Giulio Bernini


Critica in semiotica estetica della Poesia “Il sorriso dei ragazzi innamorati” di Giulio Bernini
La malinconica parola del Bernini assorge nuovamente ai sensi con la primavera la stagione solare della giovinezza, quando la limpida oltracotanza del sorriso esonda di sé nell’altro, nell’animismo esteso di un unico respiro e ogni silenzio è infinito giaciglio d’amore. La deità meridiana del volo acerbo, tuttavia, è corrotta dalle ombre del tempo e presto volge all’invernale incertezza del crepuscolo, che disconosce la chiarezza illusoria di un’eternità perduta.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti