Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ferita” di Rosa Marasco

Il volto scultoreo della Marasco evoca il trauma della nascita dell’uomo, che decade dal luogo edenico d’infinità prenatale, dal grembo materno alla ferita costitutiva della mancanza ad essere e del rimando, alla pienezza originaria irraggiungibile. Eppure, la fragilità stessa della coscienza dell’uomo è il punto di partenza della volontà, del movimento del desiderio di superamento di sé, che nello spazio bianco e residuale, fra sé ed altro, trova l’apertura della possibilità ulteriore: il senso stesso dell’essere.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti